Sopra la porta verso la Sala dei Paggi si trovava il dipinto raffigurante la Religiosità, ora in fase finale di intervento. A destra compare la figura allegorica di un pontefice con sontuosi paramenti sacri e la tiara sul capo. Il papa legge un libro liturgico mentre con la mano sinistra regge una tripla croce. Accanto a lui, sono disposti a terra libri e arredi sacri, fra cui si scorgono un turibolo e una navicella per l’incenso.
Spostandoci sul lato sinistro, distinguiamo un episodio tratto dalla storia sabauda. Come per le due tele che vi abbiamo già presentato, Clemente Rovere ci accompagna nell’identificarlo: “l’incendio che l’imperatore Federico Barbarossa, dopo il suo ritorno in Italia (1174), mise alla città di Susa per vendicarsi del modo con cui era stato da quel popolo accolto, mentre nel 1168 fuggiva dalle nostre contrade”.
Nelle lotte contro l’invasore Federico Barbarossa fu coinvolto il conte Umberto III, morto a Chambéry nel 1189 e noto per la sua pietà e devozione da cui il soprannome di Santo o Beato. Secondo Rovere, “avrebbesi voluto attribuire l’incendio di Susa alla virtù religiosa di Umberto III, il quale erasi inimicato con quell’imperatore per seguire il partito del pontefice”.
Un’ultima curiosità: guardando attentamente l’iscrizione, noterete che il piede della Magnificenza proietta un’ombra sulle parole del cartiglio. Si tratta di un espediente utilizzato dall’artista per dare profondità alla sua opera e creare un collegamento tra le diverse sezioni dell’opera.