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La fase documentale include anche fasi diagnostiche che permettono di approfondire la lettura dell’opera. In questo caso la materia pittorica che stiamo osservando ci ha subito incuriosito perché ha mostrato immediatamente alcune peculiarità.
Riteniamo sia sempre opportuno ricordare come un intervento di restauro su di un’opera d’arte debba essere preceduto da una raccolta, più ampia possibile, di notizie storiche e di analisi a carattere scientifico, in modo da impostare in maniera corretta l’operazione stessa di restauro. Ciò che definiamo diagnostica artistica raccoglie tutte quelle tecniche finalizzate alla conoscenza del materiale di cui è composta un’opera al momento della sua analisi.
La fluorescenza all’ultravioletto (UV) è un approfondimento non invasivo che sicuramente non può mancare per avere un quadro delle condizioni generali dell’opera. Utilizzato principalmente nella fase di accertamento dello stato di degrado dell’opera, verifica dell’esistenza e dell’estensione di stesure filmogene presenti sulla superficie dell’opera e in molti casi consente l’individuazione di porzioni pittoriche non originali. Proiettando un fascio di raggi UV sulla superficie di un dipinto potremo infatti osservare come alcune parti di esso rispondano alla fonte UV (non visibile all’occhio umano) restituendo una risposta luminosa tipica (fluorescenza) mentre altre parti rimangano scure, rivelando i ritocchi più recenti. Le differenti fluorescenze osservabili su un dipinto illuminato da una lampada UV sono in funzione non solo della composizione chimica delle varie sostanze, ma variano in base al tempo che è trascorso da quando questi materiali sono stati applicati. Ecco perché con questo esame è immediatamente possibile individuare, se presenti, i materiali sovrapposti che, essendo meno antichi, risultano più scuri.
In questo caso, osservando le dodici tele, abbiamo rilevato numerose piccole zone soggette a restauro estetico, ma non solo. Abbiamo infatti rilevato una forte fluorescenza legata alle vernici sovrapposte al colore: maggiore è la fluorescenza di uno strato e minore sarà la la capacità di osservare chiaramente lo strato sottostante, per questo motivo si è reso necessario affiancare a questo esame anche un’analisi in Fluorescenza dei raggi X (XRF), utile per definire la composizione chimica del punto di analisi.