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Le tele sono di dimensioni considerevoli – circa 1,5 m di altezza per un massimo di 3,5 metri di larghezza – ma sono spesse soltanto 4 cm circa. Sono state poste ordinatamente su di un cavalletto e lì hanno atteso che venisse allestito il set fotografico. La fase di documentazione è molto importante in fase di restauro poiché attestare lo stato di conservazione di un’opera prima dell’intervento equivale per noi restauratori ad un primo momento di incontro “a tu per tu” con la materia di quell’opera, la osserviamo ed iniziamo a conoscerla.
Osserviamo la pellicola pittorica, i bordi del telaio con la sua chiodatura, in particolare ci concentriamo sulla tela, che ad esempio sui bordi può essere priva di colore, ci soffermiamo sulle teste dei chiodi, la cui fattura ci racconta di quale epoca sono. Infine, una delle cose che rivela molte informazioni è il verso dei dipinti! Su questo lato dell’opera si apre infatti un mondo che, come in questo caso, solitamente resta obliterato, inaccessibile, buio. Qui nel dark side of the painting possiamo finalmente osservare il telaio, ovvero l’ossatura che sostiene la tela di supporto. Sul telaio o sulla tela possiamo trovare scritte, timbri, segni incisi, targhette manoscritte, numeri di inventario… Insomma, girare un dipinto equivale ad aprire il coperchio di un forziere!
Al termine di questa fase di studio preliminare, incominciamo a scattare fotografie del generale – fronte e verso – oltre che di tutti i dettagli rilevanti, quei particolari che accomunano le opere tra loro così come quelli unici e irripetibili riferiti solo al singolo manufatto che la storia ci ha consegnato.