Come riporta il colore rosso dell’iscrizione in latino del cartiglio, il nome della Virtù che oggi presentiamo è la Magnificenza, raffigurata nelle vesti di una donna che siede accanto a una colonna. La giovane, con indosso un abito elegante e la corona sul capo, abbraccia una piramide, simbolo dell’impegno dei grandi sovrani nella costruzione di nuovi importanti edifici.
A sinistra, Umberto I Biancamano, capostipite della famiglia Savoia al quale “venne attribuita la virtù della magnificenza per i sacri edifizi che i cronisti supposero essere stati da lui innalzati” (Clemente Rovere, Descrizione del Reale Palazzo di Torino, 1858). Per questa ragione, il conte compare “nell’atto di approvare il disegno d’uno di tali monumenti che vedesi in costruzione nel fondo del quadro”, dove su un’altura si nota un imponente palazzo dalla pianta circolare, con i ponteggi ancora allestiti, circondato da operai alle prese con il taglio delle pietre.
Un’ultima curiosità: guardando attentamente l’iscrizione, noterete che il piede della Magnificenza proietta un’ombra sulle parole del cartiglio. Si tratta di un espediente utilizzato dall’artista per dare profondità alla sua opera e creare un collegamento tra le diverse sezioni.